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Una dozzina di anni fa un editore mi commissionò un libro sul tartufo. Un invito a nozze, per me che sono langhetto, nato in un paese a pochi chilometri da Alba, capitale del tartufo bianco. La sua Fiera Internazionale del Tartufo è famosa in tutto il mondo.

Trifölau sono chiamati i cavatori di quel fungo sotterraneo. Attorno a loro le leggende si sprecano, complici giornalisti che, da ottobre in poi, nel periodo della Fiera, calano a frotte. Sono invitati e a tavola non solo bevono i buoni vini della zona, ma anche i fantasiosi racconti sul mondo del tartufo.

Non manca la favola principe, la fake news, come si dice oggi: i tartufi si cercano di notte, verso l’alba, perché il cane fiuta meglio il loro odore. Andatelo a dire a chi addestra cani: che siano da tartufo, da droga, da esplosivi o da valanga. Si metterà a ridere. Tant’è, una volta partito, il fake, continua negli anni, immortale.

Scrivessi pure che quella era una bugia, raccomandò l’editore, ma tra le immagini del libro non potevano mancare notturni con il trifölau intento alla ricerca. In fin dei conti, come affermava Borges, la realtà imita sempre la fantasia. Quelle foto dovevano essere costruite, non in studio ma all’aperto. Ovviamente di notte. Per dare l’impressione del reportage dal vero.

Una foto, una storia: i trifölau delle Langhe. Luce ambiente e flash per una ambientazione naturale.
Una foto che doveva essere realizzata di notte, quindi con poca luce, ma che doveva mantenere la naturalità della luce ambiente. Così il flash sostituisce la torcia elettrica.

Complice Barot, uno storico trifölau che addestra anche cani da tartufo, dedicammo alcuni giorni alla sceneggiata. Le ore dovevano essere quelle tra il lusco e il brusco, quando il sole sta per sorgere e dietro la collina, si vede il suo baluginio. Vi siete mai chiesti perché in giro si vedono tante foto di tramonti e pochissime dell’alba? La risposta è facile: per l’alba bisogna svegliarsi presto. In fin dei conti un tramonto non è che un’alba al contrario. Fummo del medesimo parere e dedicammo alcuni giorni per avere la luce giusta dietro la collina. Ogni volta avevamo una mezz’ora di tempo, prima la luce era troppa, dopo troppo poca.

Scelto il posto adatto, c’era il problema della luce ambiente: poca. Non potevo usare un tempo lungo perché il cane sarebbe venuto mosso. Non potevo usare il flash, che avrebbe rovinato l’atmosfera con la sua luce forte e cruda. La soluzione fu sostituire la torcia elettrica del trifölau con un flash, comandato a distanza e procedendo per tentativi nel calcolare il giusto mix di luce ambiente e luce flash.

Chi fosse interessato alle altre foto le trova nel libro I Signori del Tartufo, ed. Araba Fenice. Vinse anche il primo premio al salone del libro enogastronomico.

Edo Prando

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