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L’ho conosciuto ad un workshop. Insegnava a fotografare i ragazzi del Parkour, quello sport urbano che consiste nel volteggiare tra muretti, marciapiedi, scalinate. Anche questa è action photo, la specialità in cui Matteo Cappè è riconosciuto professionista. Professionista, non Maestro, titolo cui ambiscono molti tenutari di workshop. Lui non insegna, spiega. Non cala dogmi: fa nascere soluzioni. Già questo lo renderebbe simpatico. Se poi aggiungiamo un carattere toscano e la giusta dose di autoironia il personaggio è appetibilissimo. Per prima cosa ti dice che non ha mai studiato fotografia, ma ne ha sempre avuto la passione.

 

action photo

foto © Matteo Cappè

 

“..stampavo da me, in una camera oscura ricavata in casa. E avevo anche un’altra passione: quella della mountain bike…”. A questo punto facile capire come andò a finire. “…nato a Carrara, venni a Milano per studiare architettura una dozzina di anni fa. Per avere qualche soldo in tasca ed essere vicino al mondo della bici iniziai a collaborare con il periodico Mountain Bike. Agli inizi non facevo nemmeno il fotografo. Scrivevo di gare, tenevo rubriche.
Una volta laureato mi accorsi che gli architetti non erano molto ricercati. C’è inflazione. Diedi la mia disponibilità alla rivista per fare più servizi, anche fotografici. E’ iniziata così la mia carriera di fotografo: era il 2003”. ….oggi lavoro anche per alcune aziende del settore e no. La collaborazione con le aziende è venuta dopo quella con la rivista, che mi ha fatto conoscere.

 

mountain bike fotografia

foto © Matteo Cappè

 

I produttori di bici e dei relativi accessori hanno visto le foto pubblicate e hanno cominciato a chiedermele. Non ho mai ceduto i diritti sulle mie foto, così mi sono ritrovato con un certo archivio d’immagini che potevo vendere a chi me le chiedeva. E vendere a un prezzo relativamente basso, visto che i costi di produzione erano già stati ammortizzati da quanto ricavato dalla rivista. In questo modo ho agganciato alcune industrie che, a volte, mi chiedono anche foto di action fatte apposta per loro. Foto emozionali per la pubblicità dei loro prodotti”.

 

pano bike

foto © Matteo Cappè

 

“…se vuoi iniziare a fare il fotografo devi avere soldi da investire. Inoltre devi anche investirli con oculatezza, visto che i guadagni non sono lì, dietro l’angolo. Mi stupiscono certi giovani che dicono di aver speso migliaia di euro in studio e attrezzatura varia prima ancora di avere un solo cliente. Io ho comperato sempre un pezzo d’attrezzatura per volta, con fatica, man mano che guadagnavo.
Avere una fonte di guadagno, magari piccola, e costante è basilare. Ci paghi l’affitto e le spese e hai un po’ di sicurezza per pagare i prestiti che la banca ti ha fatto per le attrezzature. Nel mio caso, come in quello di fotografi del mio settore, attrezzatura è anche l’automobile per spostarti, per caricare bici e flash e quanto serve per fotografare gare e avvenimenti….”

 

montagna foto bicicletta

foto © Matteo Cappè

 

“…anche quando hai acquisito un cliente non hai mai la certezza che continui a servirsi di te. A volte si rivolgono ad altri, a volte cessano addirittura l’attività. Per avere un po’ di sicurezza devi avere un vasto giro, e questo non accade se non dopo anni di lavoro da formica.
Spesso non importa tanto la tua bravura di fotografo quanto il feeling che instauri con il cliente o con l’agenzia che ti procura il cliente....settanta-ottanta per cento dipende dalla capacità di promuoversi, di saper contattare e coltivare i canali giusti. Il rimanente, venti-trenta per cento, è abilità fotografica. La tecnica deve far parte del tuo bagaglio di competenze. Devi sapere cos’è l’illuminazione, quali risultati danno le varie fonti di luce, quella naturale, quella artificiale e come interagiscono col soggetto.
Devi conoscere bene gli strumenti che usi. La luce del flash, ad esempio. Oggi tutti propongono flash TTL, ma se hai un po’ di esperienza non ti affidi al TTL, specialmente se devi scattare foto come le mie. E’ il modo sicuro per sbagliare, per non avere un’immagine che rifletta il tuo stile, la tua personalità. Dopo viene la creatività. Devi proporre qualcosa di originale. Devi dare uno stile alle tue immagini. Nello stesso tempo devi armarti di umiltà. La supponenza non paga."

 

foto matteo cappe

foto © Matteo Cappè

 

“…nel campo della action photography vai in giro a seguire le gare, gli avvenimenti. Quando sei appassionato di uno sport d’azione frequenti gente che ha il tuo stesso interesse. Agli inizi questo è entusiasmante. A vent’anni ti diverti. A trenta non più tanto. In modo particolare se hai una famiglia, una persona che ti sta assieme e ti vede raramente, perché i giorni festivi sono quelli in cui si tengono gare e avvenimenti e tu li devi seguire.
Non è una scelta che può durare tutta la vita. Chi si dedica a questa specialità deve essere molto motivato e avere sempre una buona forma fisica. Durante le gare non mi piazzo in un posto solo del percorso, ma mi sposto in modo da proporre alla rivista per la quale lavoro immagini riprese da angolazioni diverse. Non puoi essere monocorde e monotono.
E per non esserlo devi faticare sia fisicamente, sia mentalmente. Prima di scattarla con la macchina fotografica, la foto, devi averla in mente, devi pensarla e cercare il punto di vista più adatto, la luce più consona per realizzarla. Il genio, se c’è, viene fuori dall’essere un metodico professionista; la sregolatezza è meglio lasciarla a casa…”.

 

urban photo

foto © Matteo Cappè

 

“…non basta essere bravi con la macchina fotografica. Non c’è solo il mondo della fotografia. Anche nella foto di azione, per avere idee buone, devi guardare gli altri mondi, in modo particolare quelli legati alla immagine. Alle mie spalle ho una laurea in architettura e mi è servita, mi serve per fotografare meglio.
Ho conosciuto la pittura, la scultura: ci sono regole che valgono sempre, che tu dipinga un quadro o scatti una fotografia o realizzi un’inquadratura video. Le tecnica fotografica la puoi imparare leggendo uno dei tanti manuali, la cultura dell’immagine è un’altra cosa, che acquisisci con l’esperienza. I maestri della pittura sono fondamentali se vuoi diventare un buon fotografo. Osservi i quadri del Caravaggio e impari a usare le luci nel suo modo,per ottenere una determinata atmosfera e da lì parti non per imitare, ma per elaborare un tuo modo di esprimerti con la luce.
Quando guardo un film la cosa che m’interessa di più è la fotografia, come sono state usate le luci ….ho passato sei mesi lasciando volutamente a casa il flash.

 

bike photo

foto © Matteo Cappè

 

Ciò mi ha reso più facile seguire le gare. Quando corri lungo un percorso più sei leggero meglio è. E mi ha anche dato modo di variare un po’ il mio stile. Però fotografare in luce naturale non significa scattare senza pensare alla illuminazione. Questo periodo di astinenza da flash mi ha insegnato a osservare meglio la direzione della luce, la sua composizione, i contrasti che genera sulla scena da riprendere. Osservato tutto ciò scegli il punto di ripresa più adatto per utilizzare quel particolare effetto che ti ha colpito. Spesso le gare di bike si svolgono in mezzo ai boschi. E’ una situazione molto bella, sia per le lame di luce che s’insinuano tra i rami, sia per la luce diffusa filtrata dal fogliame.

 

scatto sequenza motore fotografia

foto © Matteo Cappè

 

“…Per non avere dominanti, specialmente in queste situazioni, faccio sempre il bilanciamento del bianco personalizzato. Per essere veloce uso l’expo disc distribuito da Aproma. E’ importante essere veloce nel seguire la gara, nello scattare da punti di vista differenti. Io immagino il soggetto al centro di una sfera ideale lungo la cui superficie esistono illimitati punti di ripresa: di lato, certo, ma anche sopra, sotto.
Quante volte mi corico rasoterra per creare una foto d’impatto. Oppure mi arrampico su di un albero. Capito quello che io chiamo concetto della sfera, diventa naturale cercare punti di vista inconsueti, che più di altri attirano l’attenzione di chi guarda.

 

mountain bike fotografia

foto © Matteo Cappè

 

Uso solamente due obiettivi: il fish eye e uno zoom, che però impiego considerandolo un insieme di focali fisse. Lo zoom facilita la pigrizia del fotografo, che s’illude di avere inquadratura diverse semplicemente variando la focale, senza variare il punto di ripresa.
Un suggerimento per imparare è limitarsi all’uso di una sola focale, ad esempio l’equivalente del normale da 50mm e girare attorno al soggetto, allontanandoci e avvicinandoci per scoprire la varietà illimitata di inquadrature possibili con una sola lunghezza focale…lo stile dipende dalla esperienza che hai avuto, dalla tua curiosità, dal tuo voler sperimentare, dal non pensare solo alla tecnica…che è la rovina della fotografia….”

 

action bike picture

foto © Matteo Cappè


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