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La fotografia: tra osti manzoniani, commedie di Goldoni e saggezza popolari. Gli osti manzoniani sono lo stereotipo di chi difende il proprio interesse. Anche quando sembrerebbe il contrario.

Nel nostro mondo, oggi, vanno di moda i testimonial. Fotografi più o meno famosi, più o meno bravi: tutti comunque cooptati per far vendere fotocamere. Nulla di nuovo sul fronte della pubblicità. I dentifrici sono sempre presentati da sorridenti dentisti. Precisiamo: sedicenti dentisti. Lo statuto dell’Ordine dei Medici vieta la pratica.

La Colonna Infame di Edo Prando, tra testimonial e false verità

“Perché le foto che scatto con la mia fotocamera non sono mai come quelle del testimonial?” La domanda è di apprezzati fotoamatori. Che a lui, il testimonial, nulla hanno da invidiare. E allora spieghi che è stato inviato a Timbuctù, piuttosto che al Polo Nord, solamente per fare quelle fotografie. E ci è andato nella stagione giusta e si è fermato per il tempo necessario. Tutto ciò non sarà mai alla portata del fotoamatore, per quanto bravo. Il fatto che utilizzasse questa o quella fotocamera, questo o quell’obiettivo, è spesso irrilevante. Quelle immagini le avrebbe ottenute comunque. Sono gli stessi testimonial ad affermarlo.

Con miracoli di equilibrio, sullo scivoloso sentiero che divide il versante del sentire personale da quello del sentire per il committente. Il messaggio che deve passare è: usa quella fotocamera e anche tu otterrai quelle fotografie. Il goldoniano Lelio l’avrebbe definito “spiritosa invenzione”. Oggi è di moda parlare di Post Truth, post-verità. Secondo gli Oxford Dictionaries si tratta del consenso basato su informazioni non veritiere. Non è il caso scomodare argomenti alla moda. C’è già tutto nella saggezza popolare. Mai chiedere all’oste se il suo vino è buono. E.P.

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