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Qui le occasioni di ripresa si fanno infinite, e da sole meriterebbero un trattato di svariate pagine; ci limitiamo a raccomandare, come al solito, infinita prudenza per non alterare l’andamento a buon fine della riproduzione, ricordando che la benché minima forma di vita ha la precedenza sulla riuscita di una bella fotografia ad ogni costo. Ciò detto, non esiste cascina che non abbia, sotto il portico, qualche nido di rondine da riprendere in tutta sicurezza senza disturbare più di tanto queste ambasciatrici di primavera per eccellenza, abituate da sempre a convivere con l’uomo. Ogni stagno, laghetto, ha la sua immancabile famigliola di germano reale, con mamma anatra intenta a raccogliere la schiera di pulcini che le nuotano accanto, ogni bosco ha il suo albero cavo dove nidificano picchi, upupe, ogni giardino ha il suo nido di capinere o cince.

macro picchio nero

Lo scorso anno, nel dehor di un bar non lontano da casa mia dove vado ogni tanto a far colazione al sole, quando ho il tempo per trattarmi bene, in pieno paese, mi sono accorto di un piccolo foro nel muretto del bar, a non più di mezzo metro da terra, tra i tavolini, dove una cinciallegra aveva pensato bene di deporre le sue uova ed allevare i piccoli. Sono tornato il giorno seguente, con una piccola telecamera, deciso a filmare l’avvicendarsi dei genitori al nido. Il tempo di piazzare tutto, accendere le telecamera, allontanarmi, e dopo qualche istante, con mia sorpresa, invece di arrivare uno dei due genitori al nido, come avevo programmato, si è avvicinato uno dei piccoli, che ho scoperto essere oramai non così piccoli. Si è affacciato dal foro da cui passava appena, si è guardato attorno titubante per un bel po', poi si è involato, seguito nel giro di pochissimo da altri quattro fratelli (o sorelle?). Così, se da una parte potevo essere contento di aver filmato, nel volgere di pochi minuti da quando avevo piazzato il tutto, l’involo di un’intera nidiata di cinciallegre, dall’altra mi è rimasto il rimpianto di non averli trovati prima. Perché questo racconto? Per insegnare che spesso le occasioni le abbiamo sotto il naso, se solo sappiamo osservare. Per la cronaca, in tutto il tempo dell’andirivieni dei genitori al nido, (che sarà ben durato una quindicina di giorni no?), nessuno, gestori del bar inclusi, si è accorto di nulla.
Nidi a parte, che tutto sommato più li evitate meglio è, ci sono comunque occasioni di ripresa ovunque, dai giardini, come abbiamo visto, alle zone umide, dove arrivano in gran numero garzette, nitticore e aironi guardabuoi, che vanno ad aggiungersi a quegli altri ardeidi, come l’airone cenerino, che un tempo non svernavano alle nostre latitudini e che da qualche decennio, complice il progressivo riscaldamento della terra, non migrano più ma sono diventati stanziali, anche se con la bella stagione aumentano di numero per l’arrivo di quelli più meridionali. Poi ci sono tutti i limicoli come pavoncelle, combattenti, pivieri, pittime, beccaccini, e mi fermo ma ce ne sarebbero ancora, arrivano i colombacci, i cuculi, insomma una vera cuccagna. Qui la solita regola appostamento-capanno-teleobiettivo è il sistema che paga di più, intendendo per capanno anche l’automobile che, per esempio in risaia, è il miglior capanno che si possa desiderare.

macro insetti

Siamo partiti dalle formiche, siamo saliti di dimensione fino ai volatili, dalla cincia all’airone, ora non ci restano che i mammiferi per completare l’escalation; con l’arrivo delle temperature più miti e l’allungarsi delle giornate questi mettono al mondo i loro cuccioli, e quelli che d’inverno cadono in letargo, dopo mesi passati fuori dal mondo si riaffacciano dalle tane. Tralasciando gli orsi, che non sono certo così numerosi sul nostro territorio, e per di più localizzati in pochi luoghi, pensiamo alle più numerose marmotte, facilmente avvistabili, avvicinabili, e quindi fotografabili, lungo tutto l’arco alpino.
Qui l’unico consiglio, o forse il più importante, perché ce ne sarebbero tanti, che mi sento di dare è quello che in montagna la cosiddetta bella stagione arriva più tardi che in pianura, quindi occorre premunirsi di abbigliamento adatto a repentini cambiamenti climatici, calzature adeguate e moltissima prudenza se si frequentano zone ancora innevate. Con l’innalzamento della temperatura, specialmente nelle ore centrali della giornata, il manto nevoso residuo può cedere di colpo, con conseguenze immaginabili. Se, più sopra, ho detto riferendomi ai nidi che nessuna foto vale la vita di un soggetto, a maggior ragione posso affermare che nessuna foto vale, almeno altrettanto, la vita del fotografo!

© Guido Bissattini

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