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L'inverno è arrivato: le montagne sono ricoperte di neve, le pianure ghiacciate, e spesso il termometro non riesce a risalire sopra lo zero per intere giornate. Dopo una descrizione simile, verrebbe da pensare che di uscire a fotografare se ne parlerebbe poco in città, figuriamoci nella natura selvaggia, dove le condizioni climatiche si fanno ancora più accentuate. Al massimo, verrebbe da pensare di dedicarsi alla fotografia catalogando e archiviando le foto scattate durante la “bella stagione”, magari in uno studio col caminetto acceso, o comunque ben al riparo dalle intemperie.

Questione di punti di vista. In realtà la stagione fredda è tutt'altro che povera di spunti per il fotonaturalista irriducibile, anzi, al contrario. Talvolta è proprio l'inverno a regalare occasioni altrimenti non ottenibili, purché si sia disposti a qualche sacrificio.

Guido Bissattini cattura un capriolo con la sua fotocamera

Col freddo, anche gli animali rallentano la loro attività, e spinti dalla carenza di cibo possono, in certi casi, avvicinarsi maggiormente agli ambienti antropizzati, meno freddi e con maggiori prospettive di trovare qualcosa da mangiare. Ogni anno, immancabile, qualche giornale locale di paese di fondovalle, pubblica la foto, o almeno la notizia, del camoscio spintosi fin nella piazza del paese, del cervo rimasto intrappolato con le corna tra i fili da stendere nel giardino della famiglia Rossi, e così via. Lo stesso giornale, in luglio, non potrebbe mai pubblicare una notizia simile. Ciò detto, non sostengo con questo che d'inverno potrete stare alla finestra (meglio se quella della casa della famiglia Rossi) per fotografare i cervi. E’ una realtà però, che il clima rigido fa “abbassare la guardia” alle specie più selvatiche e permette incontri altrimenti assai più difficili.

Guido Bissattini, scatto d'inverno a uno stambecco

Anche gli animali selvatici, esattamente come noi, hanno bisogno di calorie per alimentare il proprio organismo; ma se per noi il maggior consumo di calorie dovuto alla dispersione termica non costituisce problema (basta fare più spesa e mangiare di più) in natura la faccenda si complica: in maniera direttamente proporzionale al peggiorare delle condizioni climatiche, corrisponde la minor quantità di cibo reperibile. In queste condizioni tutte le energie diventano preziose e vanno risparmiate. Ecco perché una poiana, che al solo rallentare della macchina, d'estate, deciderebbe di involarsi prima ancora che abbiamo sporto il tele dal finestrino, col gelo può decidere di rimanere immobile fino all'ultimo per valutare se davvero il pericolo è reale, anziché involarsi al primo timore con dispendio di preziose risorse energetiche. Questo ci concede un evidente vantaggio nell'approccio.

Guido Bissattini, Germano Reale in acqua

Altre specie (in particolar modo volatili), risolvono il problema alla radice con la migrazione, e si spostano verso zone, distanti anche migliaia di km, dove un clima più clemente consente di trovare il nutrimento. La migrazione non è mai una conseguenza diretta del troppo freddo, non è che gli animali lo patiscono, il freddo però non consente di trovare il cibo di cui abitualmente si nutrono. Ancora una volta, è evidente che il bravo fotonaturalista, quello che esce di casa con le idee chiare su quello che vorrà fotografare, deve essere preparato, prima ancora che fotograficamente, dal punto di vista zoologico. Inutile partire a gennaio per la montagna dicendo “vado a marmotte”. Questi roditori, così numerosi d'estate, è già da settembre che se ne stanno in letargo nelle loro tane sotterranee da cui ricompariranno a primavera.

Guido Bissattini, un raro Gipeto ripreso in volo

In compenso, ci sono altre specie che, proprio in inverno, vivono il loro momento migliore. Come consistenza del manto (nel caso dei mammiferi) o del piumaggio per gli uccelli.

Tutti gli anatidi, ad esempio, hanno la stagione degli amori che coincide con quella più fredda, ed è proprio allora che i maschi arrivano al massimo del loro splendore come colorazione del piumaggio (la cosiddetta livrea nuziale). Mentre le femmine hanno colori tenui, normalmente sul marroncino screziato, adatte a mimetizzarsi nidificando al suolo, i maschi esibiscono colori sgargianti per conquistare le femmine. Fotografare un maschio di germano reale, a gennaio, è un trionfo di colori. Lo stesso esemplare, d'estate, sarebbe nella cosiddetta fase di “eclisse”, smorto e spennacchiato. E questo vale in genere per germani, ma anche alzavole, mestoloni, fischioni...

Guido Bissattini, la stagione degli amori, occasione per foto naturalistica

Oltre ad avere i colori più accesi, la stagione degli amori favorisce le occasioni di scatti meno statici, potendo documentare le baruffe tra maschi, con relativi scatti spettacolari pieni di movimento e schizzi d'acqua, nonché le fasi di accoppiamento, sempre interessanti.

Nel caso dei mammiferi, col freddo il mantello è folto e soffice, niente a che vedere con la primavera, quando molti di essi si liberano del pelo invernale perdendolo a ciocche con un effetto non propriamente fotografico. Fotografare uno stambecco in pieno inverno sarà certamente meglio che farlo a maggio, quando sarà un ammasso disordinato di pelo morto che cade a brandelli.

Guido Bissattini, un camoscio ripreso in inverno

Consigli fotografici particolari, dal punto di vista della ripresa, non ce ne sono, a parte quelli sull'abbigliamento e sulla maggior protezione dell'attrezzatura.

© Guido Bissattini

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