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Molti obiettivi luminosi costruiti negli anni Cinquanta e Sessanta utilizzavano particolari materiali per contenere le aberrazione cromatiche. Alcuni di questi erano radioattivi. Ma dobbiamo veramente rinunciare a un affare?

“Arsenico e vecchi merletti” è un brillante film girato da Frank Capra nel 1944. Vecchio ma sempre gradevole da vedersi. Anche i vecchi obiettivi, oggi, possono essere gradevoli all’uso, anzi: stanno tornando di moda. Molti li montano sulle fotocamere più moderne. Esistono mitiche ottiche, degli anni Cinquanta, che non sfigurano affatto con i sensori di mirrorless e reflex attuali. Con un ragionevole, ragionevolissimo numero di euro, al mercato dell’usato, sono tuoi.

Obiettivi vintage, negli anni Cinquanta impiegavano materiali radioattivi per ridurre le aberrazioni. Oggi non più, ma vale la pena usarli ancora, perché la radioattività è paragonabile a quella naturale.
Negli anni Cinquanta molti produttori usavano materiali radioattivi per ridurre le aberrazioni negli obiettivi luminosi. Niente paura, però. La percentuale rilevata è paragonabile a quella naturale in cui viviamo quotidianamente.

Si tratta di obiettivi molto luminosi che impiegavano, per ridurre l’aberrazione cromatica, vetri ottici a bassa dispersione e alta rifrazione. Ciò permette di costruire lenti con minore curvatura e perciò più facili da realizzare, con relativo risparmio di denaro.

All’epoca, per produrre vetro a bassa dispersione, si usava il torio. Metallo attinoide, ti dicono i libri di chimica, numero atomico 90, simbolo Th. Radioattivo, aggiungono. Erano gli anni Cinquanta del secolo passato. Solamente qualche anno dopo qualcuno controllò la radioattività degli obiettivi che usavano lenti al torio. C’era, in quantità più o meno elevata. Addirittura la Asahi Pentax avvertì i fotografi di non tenere per troppo tempo, vicino al corpo, il suo Pentax SMC Takumar 50mm F1.4 con innesto a vite. Più che Torio nella composizione del vetro ottico pare avessero addirittura usato uranio per il rivestimento antiriflessi dell’ultima lente.

Radioattività fu riscontrata anche nelle ottiche Leitz, costruite a partire dagli anni Cinquanta. Ad esempio nei Summicron 50mm e 35mm, nel Summaron 35mm, nel Summilux 35mm si trovano minime quantità di Torio. A suo tempo, la Casa imputò la particolarità ad alcuni errori nella raffinazione degli elementi costitutivi i vetri ottici, avvenuta negli stabilimenti canadesi dove erano costruiti gli obiettivi Leitz.

Radioattività anche in alcuni obiettivi Apocromatici Zeiss, Canon, Voigtlander, Nikon. Oggi il torio non è più usato: al suo posto altri elementi assolutamente non radioattivi. Dimenticare le vecchie ottiche e rinunciare a un affare? Certamente no. La quantità di radiazione, in genere, non è superiore a quella naturale in cui siamo immersi.

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