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Se l’abito non fa il monaco, l’Olivetti 22 non fa lo scrittore... e McCurry non fa il barista

La storia della fotografia abbonda d’immagini in cui vediamo scrittori e giornalisti ripresi accanto al loro strumento di lavoro: la macchina per scrivere.

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Indro Montanelli con la Olivetti Lettera 22; Ernest Hemingway mentre batte i tasti di una Remington; Charles Bukowsky con una Underworld. L’elenco potrebbe continuare. Una galleria di scrittori, giornalisti e poeti speculare a quella che ritrae fotografi professionisti e no con la macchina fotografica. Cartier- Bresson impugna una Leica; Salomon posa dietro la sua piccola Hermanox a lastre; Weegee brandisce la grossa SpeedGraphic; Bob Capa sbarca ad Omaha con due Contax al collo. Per citare i famosi. Tutti i fotografi hanno in archivio almeno una foto, magari allo specchio, che li ritrae in compagnia di una fotocamera. Un antropologo darebbe a questi strumenti una chiara funzione apotropaica: amuleti per allontanare la crisi di creatività. Gli esperti di marketing, invece, li considerano un buon mezzo per dare visibilità a un prodotto. Mostre fotografiche di autori famosi sono sponsorizzate da chi fabbrica apparecchi fotografici. Il messaggio è chiaro: usa la nostra fotocamera, i nostri obiettivi e diventerai come Lui, l’Autore. Poco importa che lui, l’Autore con la A maiuscola, usi quella fotocamera. O, spesso, vada dove lo porta il cachet di variabili sponsor. E’ il marketing, bellezza. Doverosamente ammantato dalla parola cultura. Nel 1721, ad Amsterdam fu dato alle stampe un libricino, un pamphlet diremmo oggi, dal titolo “Lettres Persanes”. L’autore era Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquieu: Montesquieu, insomma. In forma di epistolario due viaggiatori, immaginati provenienti dalla lontana Persia, descrivevano con stupore i costumi europei. Azzardiamo l’anacronismo. “Pensate – stupivano della stranezza scrivendo agli amici rimasti in patria – fanno mostre di fotografia per vendere macchine fotografiche e non hanno mai fatto saloni del libro per vendere macchine per scrivere….”. Si, amici persiani, avete ragione: l’Olivetti 22 non fa lo scrittore e se Lavazza commissiona un calendario a McCurry, non ci suggerisce una carriera da barista. E.P.

Steve McCurry a Monza con la Lavazza

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