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Possiamo raggruppare buona parte delle fotografie amatoriali nel genere foto d’architettura. In tutte le città del mondo il fotoamatore trova architetture interessanti. Forse non lo sa, ma quando a Bilbao riprende il Guggenheim costruito da Ghery, esegue una foto d’architettura. E foto d’architettura è l’immagine che scatta alla chiesetta alpina, ignota, di poco valore architettonico, ma così bella sotto la luce del tramonto. Fotografare monumenti e palazzi non è uno sterile esercizio di tecnica o una banale abitudine da fotoamatore incallito. Può fornire il destro per inventare punti di ripresa e tagli d’inquadratura diversi dai soliti.

In questo articolo un mini-tutorial Photoshop, su come raddrizzare le linee cadenti.

 

Il punto di vista

Nell’ottocento i fratelli Alinari ripresero tutte le città d’Italia secondo il modo di riprendere del tempo: macchina fotografica in asse con la facciata del palazzo, nessun elemento umano a disturbare l’inquadratura. Avevano un gran da fare i loro assistenti per tenere lontana la gente, in modo che non entrasse nel campo di ripresa. Oggi l’approccio  è diverso; anche i fotografi professionisti sperimentano inquadrature diverse da quella frontale e talora ricercano la presenza umana nell’inquadratura. Chi fotografa per divertimento possiede maggiore libertà e può, anzi, deve sperimentare punti di vista non tradizionali. Oltre alla interpretazione e all’emozione, il fotografo deve restituire con precisione l’aspetto dell’opera. Una foto d’architettura mossa o sfocata, ad esempio, non è una foto d’architettura. I manuali di fotografia di una volta imponevano che ogni dettaglio architettonico dovesse essere realistico il più possibile a meno che...ciò non facesse risultare la foto monotona. La regola ha sempre l’eccezione. Non c’è nulla di più monotono di un’architettura ripresa frontalmente. Un punto di ripresa laterale talora meglio evidenzia forme e volumi.

 

foto architettura

 

linee cadenti

Il medesimo palazzo di un moderno quartiere di Valencia, in Spagna, ripreso con un punto di vista tradizionale  01 e ruotando leggermente la fotocamera 02. La seconda prospettiva possiede un maggiore dinamismo.

 

Luce e nitidezza

La illuminazione classica è quella che si ha con il sole laterale, a 45°. Purtroppo questa situazione si verifica assai raramente. Bisogna fare di necessità virtù, e partendo dalla illu inazione esistente cercare il punto di ripresa e il soggetto più adatto. Il sole a picco del mezzogiorno non va bene per riprendere in esterni, ma è adattissimo per gl’interni che prendono luce da vetrate. La luce di un cielo nuvoloso è utile per riprendere particolari. L’illuminazione radente del sole al tramonto o all’alba è utilissima per sottolineare texture di ogni tipo. Qualunque sia il soggetto è sempre utile impostare un valore di diaframma il più chiuso possibile. Ciò per avere la massima profondità di campo, cioè una zona nitida molto estesa. Un’architettura si apprezza meglio se è tutta a fuoco. Diaframma chiuso vuol dire, spesso, un tempo di esposizione lungo e a rischio di mosso se si usa la fotocamera a mano libera. Il treppiede è l’accessorio più usato nella foto d’architettura. Non è un caso che tutti i professionisti lo usino. Anche quando il tempo di scatto consentirebbe la ripresa a mano libera. Mettere la macchina fotografica su cavalletto facilita nella composizione dell’immagine e permette di studiare accuratamente ogni dettaglio della ripresa.

 

foto palazzo moderno

Il Museo dell’Olocausto a Berlino ripreso alla luce direzionata del tramonto.

 

Gli obiettivi

Riprendere con una focale grandangolare oppure con una focale teleobiettivo fornisce, del soggetto, una prospettiva diversa. Il grandangolare fa “entrare” nell’architettura meglio di un teleobiettivo. Quest’ultimo è più adatto a ingrandire particolari significativi, oppure a esaltare il gioco di masse e volumi. Un uso corretto delle lunghezze focali deriva anche dalle nozioni di architettura possedute dal fotografo. Gli consentono di capire meglio quanto sta davanti al suo obiettivo e di riprenderlo nel modo migliore. Conoscere la storia è importante. L’esempio più calzante riguarda le città sorte sulla pianta degli accampamenti romani. Hanno le vie diritte, che s’intersecano ad angolo retto. Se si desidera mettere in risalto questo particolare, nulla di meglio che una focale tele, per prendere d’infilata le vie e avere, grazie alla apparente compressione dei piani prospettici, tutta la via in una sola immagine. Naturalmente, per avere una sufficiente profondità di campo il diaframma dovrà essere chiuso al massimo. Il programma di esposizione automatica più adatto alle foto d’architettura è quello a priorità di diaframma, indicato con la lettera A, che lascia al fotografo la scelta del diaframma che, come abbiamo detto dev’essere il più chiuso possibile con valori tra f/11 e f/22.

 

Le linee cadenti

Quando s’inclina verso l’alto la macchina fotografica, per comprendere tutto il soggetto nella inquadratura si crea il difetto detto delle linee cadenti.  Il piano del sensore non è più parallelo a quello della facciata dell’edificio e questo sembra cadere all’indietro. Per evitare questo difetto molto comune si può arretrare e innalzare il punto di ripresa, in modo da comprendere tutta la costruzione nell’inquadratura, mantenendo paralleli piano del sensore e facciata. Spesso ciò non è possibile: il soggetto si trova in una stretta via, oppure arretrare il punto di ripresa vorrebbe dire fotografare da in mezzo una strada trafficata. Se non si può arretrare si può usare una focale più corta. Però, più si usa una focale corta, più si corre il rischio delle linee cadenti. Inoltre, usando il grandangolare si introducono, spesso, nell’inquadratura particolari indesiderati, quali pali della luce e cartelli stradali. Alle linee cadenti esistono altre soluzioni. La più semplice, ma costosa è obiettivo decentrabile, definito anche Shift. Si tratta di obiettivo a focale fissa, che si può spostare lungo l’asse verticale. Richiede di fotografare con la fotocamera su cavalletto. Solamente in questo modo potremo controllare la perfetta perpendicolarità tra piano pellicola e orizzonte. Altro sistema è quello offerto dai programmi di elaborazione dell’immagine che permettono di intervenire sulla prospettiva. Come tutti gl’interventi di post produzione, richiede un po’ di manualità. I risultati sono buoni, anche se quelli ottenuti con un obiettivo decentrabile sono migliori.

 

I notturni

Le riprese notturne sono spesso ignorate dal fotoamatore. Un errore perché monumenti, strade, piazze, assumono, con di notte, un aspetto molto diverso da quello che avevano di giorno. Senza dimenticare che, il buio può servire per cancellare particolari che altrimenti darebbero fastidio. Non dobbiamo nemmeno preoccuparci della illuminazione: gli edifici importanti sono sempre rischiarati da potenti fari. Addirittura i moderni edifici di vetro e cemento possono essere ripresi sfruttando gli effetti delle luci che illuminano i loro interni. In ogni caso, anche con soggetti illuminati bene, è indispensabile fotografare con la macchina fissata al treppiede. I tempi di esposizione non consentono le riprese a mano libera. Sia perché s’imposta un diaframma chiuso, sia perché nelle foto d’architettura è sempre consigliabile usare una sensibilità bassa, non superiore ai 200 ISO, se desideriamo avere ben evidenti anche i minimi particolari del soggetto.

 

 

fotografia notturna

Il palazzo dell’Accademia Militare di Sofia, Bulgaria. Il tempo di posa, relativamente lungo ha determinato le scie dei fari delle automobili.

 

Vetro e cemento

Nelle città moderne le architetture di vetro e cemento abbondano. Consentono di realizzare immagini di semplice documentazione, oppure immagini creative e astratte. Se si desiderano riprendere solamente i particolari, la focale più adatta è il tele. Altrimenti, se si desidera avere l’intero palazzo, il grandangolare è la focale più adatta. Che si usi il tele o il grandangolare, bisogna ricordarsi di chiudere sempre il diaframma al massimo. Altrimenti si corre il rischio di avere a fuoco le vetrate del palazzo, ma non quanto vi si specchia dentro e che, spesso, rende la foto accattivante. Avere una grande profondità di campo è indispensabile, perché la distanza corretta per avere nitida l’immagine di un oggetto che si riflette in una superficie specchiata, non è data dalla distanza fotocamera-specchio, bensì dalla distanza fotocamera-specchio più la distanza specchio-soggetto riflesso.

 

vetro cemento edificio

Il Sony Center di Berlino, in Germania, può essere fonte d’infinite immagini. Il limite è solamente la fantasia del fotografo.

 

Tutorial Photoshop: la correzione delle linee cadenti nella fotografia di architettura.

L' immagine originale, con le linee cadenti e quella finale, corretta. I vari passi compiuti, con Photoshop, per raggiungere il risultato.

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