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C’è sempre chi, commesso di negozio o amico fotografo, afferma: il grandangolare deforma. Lui, il grandangolare, in realtà non ha la capacità di cambiare la prospettiva le cui leggi valgono tanto per i teleobiettivi quanto per i grandangolari. Siamo noi, scegliendo un punto di ripresa piuttosto che un altro, a causare le eventuali deformazioni. Consideriamo il ritratto. Per l’occhio umano è indifferente guardare una persona da tre metri o da uno. Le proporzioni apparenti non cambiano.

 

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La prospettiva del grandangolare usata per esaltare i disegni dei tappeti nel bazar di una piccola cittadina del Marocco. (foto E.Prando)

 

Proviamo a fotografare la stessa persona, con il medesimo obiettivo, da una distanza di tre metri, oppure da uno e vedremo una grande differenza. Il motivo è semplice. L'immagine ripresa dall'occhio è successivamente elaborata dal cervello, il cui compito è fornire del medesimo soggetto una immagine sempre uguale. Sia che l'occchio lo "riprenda" da vicino, sia che lo riprenda da lontano. Ciò non accade con il sensore della fotocamera, che registra tale e quale il soggetto ripreso dall'obiettivo. Se vogliamo riempire la fotografia solamente con il viso del soggetto, e usiamo una focale grandangolare, dobbiamo avvicinarci, cioè adottare un punto di ripresa vicino. Ciò causerà una alterazione apparente delle proporzioni. Se noi riprendiamo lo stesso soggetto, con lo stesso obiettivo, ma da una distanza maggiore, e poi ingrandiamo il viso, non avremo questa apparente alterazione delle proprorzioni. Ciò dimostra che non è l'obiettivo il colpevole, bensì la distanza di ripresa.

 

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Le corte focali “fanno entrare” chi vedrà l’immagine nell’ambiente ripreso. Per questo motivo sono molto usati dai fotografi di viaggi. Nelle immagini due angoli del soukh di Marrakesh, in Marocco. Il grandangolare di focale 20mm effettivi ha anche permesso di usare un tempo di posa relativamente lungo, assieme alla luce del flash usata come riempimento. (foto E.Prando)

 

Immaginiamo di fare un ritratto con un grandangolo da 20mm di focale effettiva. Dobbiamo adottare un punto di ripresa distante circa trenta centimetri, se desideriamo riempire il fotogramma con il solo volto. In questa situazione la distanza che intercorre tra la fronte del soggetto e la fotocamera è di circa due volte quella che intercorre fra fotocamera e naso del soggetto. Ciò esalta la prospettiva apparente, facendo apparire il naso più grande di quanto non sia in realtà. Se eseguiamo lo stesso ritratto con una focale reale di 135mm, per avere la medesima inquadratura del volto dobbiamo adottare un punto di ripresa a circa due metri dal soggetto. In questo caso la distanza tra fronte e fotocamera non sarà più due volte, rispetto a quella tra naso e fotocamera, ma solamente di un dodicesimo. Le proporzioni saranno più simili a quelle cui siamo abituati.  Ecco spiegato perché basta variare, anche di poco, il punto di ripresa per avere immagini del tutto differenti.

 

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Il grandangolare serve anche a sottolineare un particolare significativo, ripreso in primo piano. In questo caso vediamo due venditori di spezie, nel souk di Marrakesh che mostrano la loro merce e un incantatore di serpenti. (foto E.Prando)

 

Altra caratteristica del grandangolare è fornire un'immagine più coinvolgente, drammatica, che dà l'impressione di "essere dentro" l'avvenimento. In realtà il fotografo è veramente "dentro" l'azione, perché costretto ad adottare un punto di vista molto vicino al soggetto. Non è un caso che la maggior parte dei fotoreporter preferisca il grandangolare. Riescono a ottenere immagini più drammatiche, anche in situazioni che drammatiche non sono. Provate a riprendere vostro figlio che gioca con i suoi amichetti, prima con un 20mm e poi con un 200mm. La prima immagine sarà molto più drammatica della seconda.

 

Quando usarlo
L'uso delle focali fa parte del linguaggio della fotografia e dello stile del fotografo. Affermare che un determinato soggetto va fotografato con una focale, piuttosto che con un'altra, non è corretto. Meglio affermare che ciascuna focale offre prospettive diverse e che la conoscenza degli effetti causati aiuta il fotografo ad adottare il linguaggio più consono al soggetto e al suo sentire. Il grandangolare esalta la prospettiva e rimpicciolisce, nello spazio della inquadratura, molti particolari. E' consigliabile usarlo quando possiamo inserire nell'inquadratura una serie di piani ben definiti, delle "quinte" che diano respiro e profondità.

 

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Col grandangolare possiamo anche divertirci. Grazie alla profondità di campo e alla prospettiva, possiamo dedicarci a facili trucchi in ripresa come questo. (foto Antonio Arminio)

 

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Volete allungare le gambe alla modella che state fotografando? Niente chirurgia estetica, basta usare un grandangolare e riprenderla un po’ dal basso verso l’alto. (foto Antonio Arminio)

 

Il nome "quinte" deriva dalle quinte teatrali, quelle sagome ai lati del palcoscenico che fanno sembrare la scena più profonda di quanto non sia nella realtà. Senza almeno una quinta in primo piano il grandangolare fornisce immagini piatte, con particolari piccoli e distanti.  Per questo motivo più la focale è corta, più la quinta o le quinte hanno importanza. Possono anche essere molto distanti tra di loro. Altra caratteristica del grandangolare è la sua profondità di campo. Più la focale è corta, più la zona a fuoco davanti e dietro il soggetto si allunga. E aumenta chiudendo il diaframma. Con una focale intorno ai 12-15mm, e un diaframma a f/11, abbiamo tutto nitido, dal primo piano allo sfondo. Anche questa particolarità va sfruttata in modo espressivo dal fotografo. Se teniamo a mente queste specificità del grandangolare, potremo usarlo con profitto in quasi tutti i generi fotografici.

 

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Feste e sagre: occasioni colorate per il fotografo. Come diceva Bob Capa, se volete che la foto venga bene, dovete avvicinarvi molto al soggetto. Il grandangolare vi porta addirittura vicinissimo. Più si adotta un punto di ripresa frontale al soggetto, meno l’immagine sarà affetta dalle cosiddette “ deformazioni prospettiche” (foto E.Prando)

 

Da non dimenticare

 

Prospettive sghembe, visi deformati e tutto il catalogo degli orrori da grandangolare si possono evitare scegliendo un punto di ripresa adatto. A questo scopo è importante osservare bene nel mirino l'immagine, prima di scattare la foto. Per rendere minimi gli effetti indesiderati la regola generale vuole che si adotti un punto di vista frontale, con l'asse di ripresa perpendicolare al piano del soggetto.

Più la focale del grandagolare è corta, più l'angolo di ripresa è grande. Nelle foto in esterni è facile che il sole si trovi al limite dell'inquadratura e faccia piovere nell'obiettivo i suoi raggi. Ciò causa indesiderate immagini fantasma e piccoli arcobaleni, dovuti alla diffrazione della luce tra le lenti. Per evitarlo è indispensabile usare sempre un paraluce. Ideali quelli asimmetrici, detti anche "a petali", che evitano il rischio di vignettature ai bordi.  Il paraluce è consigliabile anche in interni, quando si riprende con fonti di luce artificiale. Il motivo è il medesimo.

 

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Il grandangolare è molto adatto a inserire il corpo umano nel contesto del paesaggio. (foto E.Prando)

 

Si dicono grandangolari le focali più corte della misura della diagonale del sensore, espressa in millimetri.

Attenti a non inclinare la fotocamera verso l'alto o verso il basso, quando fotografate con il grandangolare. In modo particolare se riprendete palazzi, monumenti, interni. Le linee perpendicolari al suolo non saranno più...perpendicolari, ma inclinate. I palazzi sembreranno cadere in avanti, o indietro. Da qui la definizione di "linee cadenti" a questo errore di ripresa. Nelle riprese con il grandangolo la fotocamera dovrebbe sempre essere "in bolla", cioè con il piano del sensore perpendicolare a quello dell’orizzonte.

 

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Complice la prospettiva del grandangolo e il piccolo trucco di capovolgere l’immagine la ragazza pare sospesa, al soffitto o in un cielo d’acqua (foto Edo Prando)

 

Talora i grandangolari estremi e gli zoom grandangolari in particolare presentano una caduta di luce ai bordi. Gli angoli della immagine sono più scuri della parte centrale. E' un difetto, chiamato vignettatura, non sempre corretto dal costruttore, per lo più per motivi di costo.  Il difetto è tanto più evidente quanto più il soggetto inquadrato è uniforme. Il cielo presenta questa caratteritica in massimo grado. Se il nostro obiettivo vignetta evitiamo di riprendere vaste porzioni di cielo. Per contro la ripresa del solo cielo è un ottimo test per verificare il grado di vignettatura del nostro grandangolare.

 

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Mettere tutto a fuoco, dal primissimo piano fino all’orizzontre è una caratteristica del grandangolare, basta chiudere il diaframma al suo valore massimo. (foto Edo Prando)

 

Lo sapevate che…

….le prime fotocamere reflex non potevano montare grandangolari con  ampio campo di ripresa. A causa degli schemi ottici simmetrici, che si usavano all’epoca, l’ultima lente dell’obiettivo sfiorava il piano della pellicola. Ciò non lasciava spazio allo specchio reflex. L’inconveniente fu superato adottando lo schema detto “ teleobiettivo invertito” che combina una lente anteriore divergente con una lente posteriore convergente. In questo modo il piano nodale è spostato all’indietro e tra ultima lente e piano pellicola c’è spazio per lo specchio reflex. Questo nuovo schema ottico determinò in pratica l’abbandono delle fotocamere a telemetro, come la Leica, a favore delle più versatili reflex.

 

William Klein
L’americano William Klein fu il primo a usare i grandangolari estremi per fare del reportage. Dopo di lui la corsa a usare focali sempre più corte non si è fermata. (da Wlilliam Klein, New York 1954)

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