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video fotocameraLa tecnologia digitale ha reso indistinto il confine tra fotocamere e videocamere. Nikon, nell’agosto del 2008, presentò il modello D90; reflex digitale che, per prima al mondo, offriva la ripresa video in alta definizione. Oggi le fotocamere che offrono il video addirittura in Full HD sono numerose.

Appartengono alla classe delle reflex tradizionali quelle di Nikon, Canon, Pentax, alla nuova classe di fotocamere “senza specchio” quelle proposte da Olympus, Panasonic, Ricoh, Pentax. Di pari passo anche la funzione video delle compatte è migliorata.

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 La tecnologia digitale ha reso indistinto il confine tra fotocamere e videocamere. Nikon, nell’agosto del 2008, presentò il modello D90; reflex digitale che, per prima al mondo, offriva la ripresa video in alta definizione. Oggi le fotocamere che offrono il video addirittura in Full HD sono numerose. Appartengono alla classe delle reflex tradizionali quelle di Nikon, Canon, Pentax, alla nuova classe di fotocamere “senza specchio” quelle proposte da Olympus, Panasonic, Ricoh, Pentax.
Di pari passo anche la funzione video delle compatte è migliorata. Per non parlare dei telefonini capaci di girare video. Non ce ne rendiamo ancora conto, ma l’immagine in movimento è la vera novità novità di questi ultimi tempi. Con i video realizzati mediante fotocamere e telefonini dobbiamo già fare i conti adesso. Grazie anche a social network come YouTube, FaceBook e altri che permettono di caricare sia immagini fisse sia video.

Il futuro è multimediale


Spesso nei blog di fotografia si legge la seguente obiezione: “se voglio girare un video compro una videocamera, se voglio scattare una foto, compro una macchina fotografica. Le soluzioni ibride non fanno per me”. Tornano alla mente le obiezioni che hanno accompagnato la fotografia digitale nei suoi primi anni. Oggi solo alcuni dinosauri dell’analogico resistono nelle ben custodite riserve di mostre e gallerie. Eppure, come sarebbe andata a finire, lo indicava il mondo della fotografia professionale. I professionisti furono i primi ad adottare le fotocamere digitali. I professionisti furono i primi ad apprezzare la funzione video delle fotocamere. Per loro, la multimedialità non è argomento da dibattere, ma metodo da adottare per combinare il pranzo con la cena. Il mondo della professione non è il ballo delle debuttanti.

Il mondo dell’editoria attraversa una profonda crisi dovuta al diverso modo, rispetto al passato prossimo, di distribuire contenuti: siano essi testi, foto o video. Tutti i giornali, oramai sono, oltre che su carta, anche nel Web. La rivoluzione, come sempre, è iniziata dalle piccole realtà editoriali,  meno appesantite da apparati burocratico-sindacali e più interessate a ottimizzare il rapporto prezzo prestazioni. Sono stati i free lance ad accorgersi che il fotografo, grazie alla foto-videocamera poteva mandare in redazione non solo immagini ma anche video. Video sempre più richiesti dal web. E non c’è bisogno di pensare agli inviati sui fronti di guerra o delle catastrofi. Hanno cominciato i fotografi di provincia, quelli che producono cronaca locale: l’incidente d’auto, l’inaugurazione della sagra paesana.

Insomma: il professionismo vero, quello che i giornali specializzati in fotografia troppo spesso ignorano. Si va, si scatta una foto e si fa un video. E’ la stampa di oggi, bellezza. E’ la multimedialità, quella vera, di chi nemmeno immagina di essere multimediale.

video reflex

Le reflex tradizionali non permettono di controllare la ripresa video nel mirino, ma solamente nello schermo LCD. A volte ciò può essere scomodo. Si pensi, ad esempio quando si riprende con una forte luce ambiente.


video reflex

Si può ovviare a questo inconveniente infilando nella slitta a contatto caldo un mirino ottico, grandangolare, acquistato nell’usato. Per avere tutto a fuoco basta usare uno zoom grandangolare e impostare manualmente la messa a fuco sulla distanza iperfocale.


Sensori e dintorni


Il sensore, con le sue caratteristiche di formato e numero di pixel è ancora un feticcio della fotografia. Sono caratteristiche un tanto il chilo, facili da memorizzare se non da capire. Al tempo della fotografia analogica era un gran dibattere sulle linee per millimetro degli obiettivi. Di risoluzione della pellicola parlavano in pochi. Spesso si usava l’obiettivo, ultimo grido in fatto di risoluzione, con pellicole che ridavano solo in minima parte quella risoluzione. “E’ la malafede in buona fede a far andare avanti il mondo”, affermava nelle sue lezioni di psicologia un mio docente universitario. Oggi l’argomento principe è ancora il sensore: quanti i pixel, quali le dimensioni. Già l’architettura dei pixel è argomento ostico. S’ignora che l’informazione, che esce dal sensore, non è digitale ma analogica. E’ solo vagamente percepita l’importanza del processore e del software che elabora le informazioni generate dal sensore. Invece, la parte importante, quella che permette le meraviglie del digitale, è proprio qui: il software che elabora le informazioni e la capacità del processore di gestirle velocemente.

I sensori delle videocamere, oggi, non sono diversi da quelli delle fotocamere. Differenti i processori. La fotocamera deve elaborare un’immagine fissa. La velocità con cui deve farlo dipende solamente dalla necessità del fotografo di avere la macchina pronta per lo scatto successivo. Il video, invece, deve fornire almeno 25 fotogrammi per secondo. Il trucco escogitato, agli inizi, per consentire alle compatte di girare video fu di ridurre le dimensioni del file. Invece di milioni di pixel ci si accorse che, anche per la visione nei normali schermi televisivi, ne occorrevano molti di meno, bastavano alcune migliaia. Un’immagine di base 320x240 pixel era sufficiente. Si poteva anche accettare una cadenza di 15 fotogrammi al secondo. I video dei CD-Rom hanno questi parametri. E si vedono bene nello schermo del televisore.

video profondità campo reflex

La profondità di campo, a parità di focale, cambia al variare delle dimensioni del sensore. Le reflex con funzione video montano sensori molto più grandi rispetto a quelli delle videocamere. Perciò offrono una minore profondità di campo. Ciò può essere usato creativamente, per meglio scandire i piani prospettici della ripresa.


Anche i primi video dei social network non andavano oltre. Con l’evolversi della tecnologia dei processori le cose sono rapidamente cambiate e quello che poteva sembrare un giochino per fotocamere compatte, è diventata una funzione di tutto rispetto per le reflex tradizionali e per la nuova classe di apparecchi fotografici mirrorless. L’architettura del processore è cambiata e anche il sistema di compressione del file video, rispetto al file dell’immagine fotografica. Usa un tipo di compressione con la codifica detta intrafotogramma, che elimina informazioni all’interno del fotogramma che l’occhio umano non potrebbe apprezzare. Il sistema è denominato Motion JPEG: ogni singola immagine viene esaminata e compressa. Più recenti algoritmi di compressione video, invece, adottano la compressione MPEG-4 e H.264. I fotogrammi sono confrontati tra loro e sono codificati solo i pixel che risultano diversi rispetto al fotogramma di riferimento. In questo modo il calcolo è più veloce e la compressione più efficiente.


Che il sensore sia quello formato APS-C, sia il pieno formato, sia il Micro 4/3, o anche inferiore, poco importa: la quantità di pixel è comunque sovrabbondante, rispetto alle esigenze del video anche in Full HD 1920x1080. Non dimentichiamo che l’immagine sarà vista in uno schermo e che la sua qualità dipende anche da molti altri fattori. Grazie a nuovi software e a nuovi processori più veloci, la possibilità di fare video di alta qualità tecnica con le fotocamere, è realtà. La Canon 5D ad esempio, è usata da un numero sempre maggiore di videomaker di professione. La particolarità che, una volta, distingueva l’immagine video da quella fotografica era il modo di acquisizione. Il video di una volta era ottenuto mediante una scansione interlacciata dell’immagine.

Tale tecnica divide l’immagine in 576 righe orizzontali, divise in pari e dispari che sono lette, alternativamente, a una velocità di 30 fotogrammi per secondo. Il ritardo tra la lettura di una riga e quello della successiva può provocare un artefatto visualizzato come una seghettatura ai bordi dei soggetti. Il difetto si elimina ricorrendo al deinterlacciamento, chiamato anche raddoppio delle righe. L’introduzione dei televisori LCD, delle telecamere digitali e delle fotocamere digitali con live view ha costretto i progettisti, sia di fotocamere video, sia di videocamere, ad adottare un nuovo tipo di scansione, denominato “scansione progressiva”. L’immagine è letta riga per riga a intervalli di 1/16 di secondo, e non più per campi, prima quello delle righe pari, poi quello delle righe dispari. Le righe sono lette nella logica successione 1-2-3-4… e così via.

reflex video sensore

Ripresa effettuata con la Canon Eos 1D Mark IV e ripresa effettuata con una videocamera professionale Canon. La differenza di profondità di campo è ben evidenziata dall’ingrandimento del medesimo particolare dello sfondo.


Viva la differenza


Allo stato dell’arte le fotocamere in grado di fare video sono ancora strumenti ibridi, che risentono della loro origine fotografica, in modo particolare per quanto riguarda la disposizione dei comandi e l’ergonomia. Paradossalmente sono strumenti più da videomaker professionista, che dilettante. Se, come ogni buon professionista fa, si monta l’apparecchio su cavalletto, ergonomia e maneggevolezza assumono importanza minore. Automatismi assenti in alcuni modelli di fotocamere-video, ad esempio la messa a fuoco automatica durante la ripresa, raramente sono usati dal professionista. Per altri aspetti, invece, le attuali fotocamere-video danno punti alle videocamere. I principali punti di forza rispetto a una videocamera, non solo amatoriale, sono: grandezza del sensore e ottiche intercambiabili. Un sensore grande offre immagini con profondità di campo inferiore, rispetto a un sensore di minori dimensioni.

Questo non è uno svantaggio, perché consente di scandire meglio i piani prospettici e ottenere effetti di sfocatura altrimenti impossibili. Inoltre offre immagini più incise.  L’intercambiabilità dell’ottica permette di usare tutte le focali desiderate, anche le più specializzate: dalle macro ai fish eye, dalle ottiche da microscopio ai supertele. E’ vero, anche certe videocamere offrono tale opportunità, ma si tratta di apparecchi altamente professionali, dal costo poco accessibile. Apparecchi che obbligano, chi volesse dedicarsi a foto e video, a comperare e portarsi appresso due corredi di obiettivi, oltre ai rispettivi corpi macchina. Invece, grande versatilità e costi ridotti sono le caratteristiche del sistema delle fotocamere video. E non è poco, dal momento che portano l’alta definizione nella borsa di qualsiasi fotografo mediamente attrezzato.

reflex video

L’ergonomia di una reflex, usata per riprese video, migliora notevolmente montandola su una impugnatura a fotofucile. In questo modo anche le focali più lunghe si possono usare a mano libera.


La post produzione


Una volta scattata, la foto è pronta per essere guardata, ammirata, criticata. Una sequenza video no: è solo un tassello della clip finale. Il linguaggio video non è quello della fotografia, che può esaurirsi in una sola immagine. Il video, anche di brevissima durata come le clip pubblicitarie, è un susseguirsi strutturato di inquadrature differenti per piani di ripresa e durata temporale. Il lavoro non termina con la ripresa, ma prosegue con il montaggio. Gli spezzoni ripresi vanno tagliati e raccordati ad altri in modo da ottenere un racconto. Non c’è bisogno di scomodare i sacri mostri del cinema per accorgersi che il montaggio è un momento altrettanto importante, se non più importante, della ripresa. Guardiamo i video delle vacanze degli amici e ce ne renderemo conto.

Nella maggior parte dei casi sono sequenze appiccicate le une alle altre in maniera casuale, senza ritmo né racconto. Se una buona fotografia può essere il frutto del caso, perché ci trovavamo nel posto giusto al momento giusto, un buon video non lo è mai. Prima di girare bisogna avere un progetto, bisogna sapere come si inizia e come si finisce; avere in testa almeno lo svolgimento di massima del tema. Una volta girate tutte le sequenze si procede al montaggio. Non c’è bisogno di possedere un programma di montaggio professionale, ne basta uno che permetta il taglia e incolla delle sequenze e consenta la registrazione di una colonna sonora.

Il sonoro


Una fotografia si può apprezzare anche senza didascalia. Un video no. La didascalia del video è la colonna sonora. Può essere un commento parlato o una colonna musicale aggiunta in fase di montaggio. Può essere lo stesso sonoro registrato in diretta durante le riprese. Tutte le fotocamere in grado di girare video possono registrare i rumori dell’ambiente, grazie a un piccolo microfono semidirezionale incorporato. La qualità dell’audio non è all’altezza di quello ottenuto con microfoni separati. Tuttavia, può servire a registrare i rumori dell’ambiente e brevi commenti parlati. Alcune fotocamere di classe superiore  posseggono la presa per un microfono separato. In questo caso la fotocamera-video offre le stesse possibilità di una videocamera. Può essere usata per interviste e per registrare dal vivo non solo rumori, ma anche eventuali musiche.

video reflex

Nelle tre schermate a confronto i formati di compressione più usati: Full HD, HD e 640x360


La lunghezza delle sequenze


Una videocamera tradizionale offre una ripresa continua lunga quanto la capacità della memoria o della batteria d’alimentazione. Può arrivare anche a più di un’ora di ripresa continua. Ciò non è possibile con le fotocamere-video. La limitazione non dipende dalla capacità della scheda utilizzata ma dal surriscaldamento del processore che, se oltrepassa la temperatura di sicurezza, potrebbe danneggiarsi. Per evitarlo alcuni fabbricanti hanno studiato un dispositivo di blocco, altri si limitano a raccomandare di non superare un certo numero di minuti in ripresa continua. Per esperienza personale possiamo dire che il limite è teorico e che in molte occasioni l’abbiamo superato, senza che accadesse nulla. Tuttavia è bene rispettarlo avendo coscienza che non è un limite alla creatività di chi riprende. Una sequenza continua, anche solo di cinque minuti, non si è mai vista. Nemmeno nel cinema professionale. In Professione Reporter, film di Michelangelo Antonioni uscito nel 1975, fece scalpore un lungo piano-sequenza di tre minuti. Poter riprendere in continuo per meno di pochi minuti non è un limite

Problemi d’impugnatura


Le videocamere sono nate per la ripresa continua, le fotocamere per scattare un’immagine alla volta. La loro ergonomia è diversa. Da qui deriva una certa scomodità nella ripresa a mano libera con gli apparecchi che offrono solamente la visione Live View del campo inquadrato. Bisogna adottare il punto di vista “a mani avanti”, quello oramai comune tra chi utilizza le compatte. La stabilità ne soffre, rispetto alla ripresa effettuata guardando attraverso un mirino e impugnando in modo tradizionale l’apparecchio. Fanno eccezione alcune fotocamere le quali posseggono un mirino video, incorporato o accessorio nel quale traguardare. Per fortuna oggi gli obiettivi sono tutti stabilizzati e anche l’instabile impugnatura a mani avanti non provoca immagini tremolanti. Chi vuole maggiore stabilità può dotare la fotocamera di una impugnatura a pistola o a spalla, come quelle usate per le riprese naturalistiche con le lunghe focali.

Il consigli per la ripresa


1) Non fate sequenze più lunghe di una quindicina di secondi
2) Dello stesso soggetto eseguite più riprese, variando il punto di ripresa e i piani di ripresa
3) Cercate di utilizzare il più possibile il treppiedi o un monopiede. Le riprese risulteranno meno tremolanti.
4) Ricordate che è il soggetto dentro l’inquadratura che deve muoversi, non la macchina.
5) Le panoramiche vanno eseguite sempre molto lentamente.
6) Per essere sicuri della messa a fuoco, usate la messa a fuoco manuale e impostate la distanza iperfocale, quella distanza che vi fa avere tutto a fuoco da meno di un metro fino all’infinito. Dipende anche dalla lunghezza focale dell’obiettivo. Per utilizzare al meglio l’iperfocale usate le focali grandangolari. Uno zoom 10-20mm o 12-24mm, con un sensore APS-C è l’obiettivo ideale, per la maggior parte delle riprese.

Le parole del video


Campi e piani: definiscono il tipo d’inquadratura. Abbiamo il campo lungo o totale, il campo medio e quello ravvicinato. Si parla di campi quando non ci si riferisce alla ripresa di una persona, ma di paesaggi, di persone che si muovono nel paesaggio. La focale non determina automaticamente il campo di ripresa. Si può fare un campo lungo col teleobiettivo e un campo ravvicinato con un grandangolare. Quando s’inquadrano persone si parla di piani: piano medio, primo piano, piano americano, primissimo piano.
Controcampo: ripresa eseguita invertendo di 180° l’asse di ripresa rispetto a quella precedente.
Soggettiva: la ripresa che fa vedere allo spettatore quanto vede il protagonista. In genere la soggettiva è preceduta dal primo piano del protagonista.

Le sigle


Il mondo del video è irto di sigle, impariamo le più frequenti.
AVCHD- Advanced Video Codec High Definition, formato studiato per l’alta definizione e introdotto nel 2006 da Sony e Panasonic. Il codec usato è MPEG-4 AVC (H.264). E’ un tipo di compressione più efficiente rispetto al precedente MPEG-2 e consente, senza significativa perdita di qualità, di immagazzinare più informazioni nel medesimo spazio. Altro vantaggio sta nel permettere il trasferimento dei dati dalla scheda al computer in tempi brevi. La risoluzione raggiunge i 1920x1080i del Full HD e supporta anche il formato progressivo 1280x720p. Evoluzione di questo standard e la versione denominata AVCHD Pro, che offre una compressione minore ed è utilizzato su alcune videocamere professionali. Nel 2009 Panasonic e Sony hanno lanciato un’ulteriore modifica denominata AVCHD Lite, con un rapporto di compressione maggiore, specificatamente dedicata ai video realizzati con fotocamere.
AVI - Audio Video Interleave. Si tratta di un contenitore multimediale nel quale trovano posto due flussi audio e un solo flusso video. Non supporta formati di sottotitoli, che debbono essere trasformati e inseriti nel flusso video.
MOV- E’ l’estensione dei file video adottato da Quick Time di Apple
Quick Time- Formato di file proprietario di Apple. Un file Quick Time contiene tracce video, audio ed effetti
WMV- Windows Media Video, tecnologie proprietarie di Microsoft per lo streaming video che partecipa, assieme a WMA, Windows Media Audio, alla piattaforma Windows Media.
H 264 - Codec video rilasciato nel 2005 da Apple nella struttura Quick Time, per video di qualità. Adotta un sistema di compressione più avanzato, rispetto al precedente MPEG-2
MPEG-4 - Insieme di standard per la codifica audio e video, è un’evoluzione degli standard  MPEG-1 e MPEG-2 e Quick Time.
DivX - Tecnologia che utilizza MPEG-4 per un formato di compressione in grado di fornire file ridotti senza perdita di qualità. Il formato DviX è offerto da molti prodotti di elettronica di consumo.
DV – Digital Video, sigla che caratterizza le apparecchiature per la ripresa digitale
Codec – il termine è talvolta usato per indicare un algoritmo usato per ridurre le dimensioni dei file video.
VGA - (Video Graphics Array) correntemente indica la risoluzione video di 640×480. Per i dispositivi come iPhone e simili, sono indicate le risoluzioni QVGA (320×240), QQVGA (160×120) e 1/8 VGA (240x680).

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