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Indispensabili per il macrofotografo impegnato, gli obiettivi macro possono raggiungere ingrandimenti notevoli e vantano prestazioni superiori soprattutto in campo vicino.

Se, dopo aver letto tutte queste puntate, non vi siete ancora scoraggiati e siete dell'idea di fare della macrofotografia in modo più impegnativo, a questo punto probabilmente è giunto il momento di pensare seriamente all'acquisto di un obiettivo macro. Dopo avere esaminato i vari accessori (lenti addizionali, tubi di prolunga, duplicatori ecc.) che consentono di scattare fotografie a distanza ravvicinata sfruttando l'attrezzatura a disposizione, passiamo quindi a esaminare che cosa offre un obiettivo macro in più (o in meno) rispetto a qualsiasi altra ottica “normale”.

 

obiettivo fotografia macro

micro nikkor nikon

I Micro Nikkor sono celebri per le loro elevate prestazioni sia in macro che a infinito e possono essere utilizzati come obiettivi tuttofare.


Focale più lunga è meglio?
Innanzitutto un obiettivo macro mette a fuoco più vicino e quindi consente ingrandimenti maggiori. Le focali vanno grossomodo da 50 a 200 mm circa e l’ingrandimento massimo ottenibile varia da 0,5x a 1x senza ulteriori accessori. Con la focale cambia sia la prospettiva (a parità di ingrandimento; la prospettiva dipende dal punto di ripresa, cioè dalla distanza obiettivo-soggetto) sia soprattutto la distanza obiettivo-soggetto, quindi va da sé che se vogliamo fotografare insetti o animali in genere è meglio orientarsi su focali lunghe, mentre quelle corte vanno benissimo per i soggetti inanimati. Lo stesso concetto vale per l’illuminazione: è più semplice, se c’è abbastanza spazio, collocare le sorgenti luminose. L’obiettivo macro però non è semplicemente un obiettivo qualsiasi che mette a fuoco più vicino grazie a un elicoide più lungo, ma risponde a determinati requisiti di contrasto, nitidezza, potere risolvente e correzione delle aberrazioni e distorsioni soprattutto alle brevi distanze di ripresa, in altri termini deve possedere una qualità eccezionale. A scapito della luminosità e di un prezzo superiore talvolta non del tutto giustificato.

 

obiettivo macro canon

Il 180mm macro di Canon è davvero un ottimo vetro. Con 14 lenti di cui 3 UD e una sofisticata messa a fuoco interna fino al rapporto 1:1, non varia la lunghezza fisica ed è corretto a tutte le distanze, da mezzo metro in su. La messa a fuoco automatica funziona perfettamente fino al rapporto 1:1 e non c’è bisogno di spostarsi avanti e indietro con il gruppo fotocamera-obiettivo rispetto al soggetto.


Ottimizzato per le brevi distanze
La luminosità più ridotta è il risultato di una scelta progettuale ben precisa, che consente appunto di ottenere prestazioni più elevate in termini di resa ottica alle brevi distanze e con diaframmatura abbondante. Non vorrei dilungarmi sull’argomento, questa è una guida pratica e non un trattato di ottica, quindi basti sapere che un obiettivo macro dovrebbe essere ottimizzato per le brevi distanze (salvo eccezioni), dovrebbe essere esente da curvatura di campo e da distorsioni varie e infine dovrebbe risentire meno della diffrazione alle aperture più piccole, quelle in genere più usate. Quanto alla messa a fuoco, vi sono due tipologie di base, quella con estensione del barilotto e quindi con lo spostamento fisico dell’intero gruppo di lenti o del solo gruppo anteriore, e quella con messa a fuoco interna, in cui delle lenti cosiddette flottanti si spostano rispetto ad altre, quindi il barilotto non si allunga minimamente. Quest’ultima dovrebbe dare maggiori garanzie sulla resa anche all’infinito e consente di usare l’autofocus anche in macro senza problemi, in linea di massima.

 

macro canon

Il nuovo 100mm macro Canon vanta un sistema di stabilizzazione ottica interno ottimizzato per le riprese macro.


Rapporto di ingrandimento e profondità di campo
Chi pensa che con una focale più corta si ottenga una profondità di campo maggiore rispetto a una focale lunga, come avviene peraltro con gli obiettivi cosiddetti “normali” resterà deluso. Nella macrofotografia, infatti, la profondità di campo dipende solo dal coefficiente d’ingrandimento e dal diaframma impostato e non dalla focale, ma questo, se ci pensate, vale anche nella fotografia normale. Perché un grandangolare ha una grande profondità di campo? Perché posizionato su infinito ha un coefficiente d’ingrandimento molto più basso di un teleobiettivo. Come si può notare, per esempio, un obiettivo da 90 mm diaframmato a f/11 regolato su una distanza di messa a fuoco di 25 cm ha la medesima profondità di campo di un 180 mm regolato a 50 cm con lo stesso diaframma e lo stesso rapporto di ingrandimento (3,4 mm, cioè poca).

Ecco perché bisogna diaframmare molto se si fotografano oggetti tridimensionali, molto ma non troppo, poiché il fenomeno della diffrazione, che sviscereremo adeguatamente in seguito, è sempre in agguato con un degrado qualitativo sull’intero fotogramma piuttosto visibile. Riguardo alle prestazioni ai diaframmi più chiusi, quelli che poi in definitiva si usano di più, va detto che non tutti gli obiettivi si comportano allo stesso modo, quindi è opportuno, prima dell’acquisto, informarsi (anche su Internet) sul rendimento alle varie aperture, tenendo conto che la diffrazione aumenta anche con l’ingrandimento, non solo chiudendo il diaframma. Vediamo di dare qualche altro numero interessante.

Per un rapporto di riproduzione 1:1, la distanza obiettivo-sensore è pari a 2 volte la focale. Cioè se voglio raggiungere il rapporto 1:1 o 1x che dir si voglia con un 50 mm, devo allungare in totale di 10 cm (50x2=100). Ossia 2 volte la focale. Se desidero un rapporto di 2x devo allungare di 3 volte, 3x 4 volte e via di seguito. Al valore di distanza ottenuto devo sottrarre il tiraggio, che è la distanza tra il sensore e l’innesto dell’obiettivo, valore che si aggira sui 40 mm mediamente. Quindi, riepilogando, se voglio ottenere un ingrandimento 1x con un 50 mm devo mettere tubi di prolunga per un totale di 60 mm con l’obiettivo focheggiato su infinito.

 

canon mp macro

Per macrofotografia spinta, questo Canon MP-E65mm f/2,8 consente un ingrandimento da 1x a 5x. Il sistema ottico con tre gruppi di lenti flottanti assicura una correzione ottimale lungo tutto il range di impiego.


Obiettivi da riproduzione
Un buon sostituto dell’obiettivo macro propriamente detto, di cui ricalca lo schema ottico pressoché simmetrico, ma è privo di elicoide di messa a fuoco e di qualsiasi altro dispositivo automatico, è il cosiddetto obiettivo da riproduzione come quelli in uso sulle reprocamere o sugli ingranditori da camera oscura, un obiettivo che, fatta eccezione per i modelli più economici, consente di togliersi belle soddisfazioni con la macro, per così dire, statica. Naturalmente va utilizzato con tubi di prolunga o soffietto e un adeguato anello di raccordo reperibile anche questo facilmente su Internet. Questo genere di obiettivi è in vendita a prezzi davvero irrisori sul mercato dell’usato a causa dell’attuale scarso interesse per la camera oscura.

 

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