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Una vite, i grandangoli e la marmellata.

Giuseppe Turroni era critico cinematografico, negli anni Sessanta del ‘900 scriveva nel Corriere della Sera anche di fotografia. Giovane appassionato dell’argomento, non ancora divenuto mestiere, ne leggevo con interesse gli scritti. Da redattore dello storico mensile Fotografia Italiana lo conobbi di persona. Un signore colto, appassionato delle immagini ma che sapeva di musica e pittura e storia.

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Caffè, fotografia e un po’ di Stendhal

La biografia ne afferma la nascita il giorno otto febbraio 1944 ad Aimorès, cittadina di un ventimila abitanti nello stato brasiliano di Minas Gerais. La fazenda di famiglia si estendeva per infiniti ettari lungo una valle ampia, coperta da boschi. Caffè e allevamento del bestiame erano le attività del luogo. Unico maschio, in un universo familiare di sette sorelle, venne avviato agli studi di economia, che terminò a Parigi con un dottorato presso l’Ecole Nationale de Statistique et de l’Administration Economique. Studi e natali lo portarono, poi, a Londra: funzionario dell’Organizzazione Internazionale del Caffè. Negli anni Settanta abbandonò il caffè per la fotografia.

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Un taxista, gli schiavi neri e la fotografia in mostra

Oggi si chiama Benin, una volta era il regno del Dahomey. E’ una striscia di terra, lunga e stretta, che si affaccia sul Golfo della Guinea. Dal Dahomey partivano i vascelli carichi di schiavi, che i commercianti arabi avevano razziato all’interno dell’Africa.

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Sottocategorie

Fatti & Misfatti della fotografia. In questa pagina parleremo del nostro piccolo grande mondo della fotografia, un nostro commento sui fatti e su ciò che accade attorno a noi. Con un po' di ironia e qualche volta, forse, di sarcasmo...

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