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Nella cucina indiana curry è l’ingrediente principale di un ottimo piatto di pollo. In fotografia, curry, inteso come McCurry è un noto fotogiornalista. Ingrediente base per mostre e dibattiti

e polemiche. L’ultima riguarda una sua fotografia in mostra alla Reggia di Venaria, Torino. Era malamente e pesantemente ritoccata. Era, perché dopo la scoperta del ritocco è stata prontamente rimossa. Un tacon pegior del buso, direbbero in Veneto. La polemica era già rovente e si guardava più il dito che la luna. Forse l’ennesima occasione mancata. Ricordate il Miliziano di Capa? C’è ancora chi discute se fu vera foto o sapiente sceneggiata. Una foto è una foto è una foto, si potrebbe parafrasare Gertrude Stein. Ma la moneta dell’immagine fotografica che vale più di mille parole ancora ha corso.

 

La Colonna Infame, tra McCurry, Pulitzer e Photoshop

 

All’ultima edizione del Pulitzer, Laszlo Balogh, di Reuters, ha vinto con una foto, scattata a Bicske, in Ungheria. Raffigura un uomo sdraiato tra i binari della ferrovia, che sta sopra una donna abbracciata a un bambino piccolo. Attorno alcuni poliziotti. La solita brutalità della polizia, è stata l’immediata reazione dei più. La fotografia, si dice, non mente. Non vediamo mai quanto sta attorno al rettangolino dell’inquadratura. Anche il mitico attimo decisivo ancora ha corso. Il circo mediatico che sta attorno resta nell’ombra, ma produce altre immagini. Capa non è più solo sulla Sierra Guadarrama. A Bicske c’era anche un cameramen del network RT News, che riprendeva la medesima scena nel suo divenire. L’episodio che racconta è diverso. E’ l’uomo ad afferrare la donna col bambino e spingerla tra i binari. Il video è su YouTube a  QUESTO LINK “Syrian refugee pushes his wife and their young kid on the rail tracks after Hungarian police stopped a train with asylum seekers in the Hungarian town of Bicske not allowing them to continue their journey to Western Europe.” recita il sommario del video. Anche la didascalia con la quale Reuters corredava l’immagine affermava la stessa cosa. Una foto è una foto è una foto, appunto. Poi c’è chi guarda il dito e non la Luna. A Mosca, a Mosca invocavano le cechoviane sorelle. A Idomeni, a Idomeni sospira il circo mediatico. Non abbiamo mai sentito: a Molenbeek, a Molenbeek. Ma questa, avrebbe detto Kipling, è un’altra storia. E.P.

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