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In prova 5 obiettivi: 3 da ingrandimento e 2 macro

Oggi, dopo oltre quattro mesi di attesa contro le tre settimane promesse, finalmente mi è stato consegnato a casa – a mezzo corriere espresso – l'anello di raccordo che avevo ordinato per montare gli obiettivi da ingrandimento invertiti sulla reflex, in cambio di cinquanta euro di contrassegno. A parte il ritardo ingiustificabile, l'importante è essere venuti in possesso di quest’anello di raccordo che finalmente mi consentirà di compiere la prova comparativa di tre obiettivi per ingranditore da 50 mm per vedere come si comportano nella macrofotografia.

 

ottiche ingrandimento

Apro il pacchetto, estraggo dal sacchetto di plastica l'anello di raccordo di alluminio con finitura interna nera opaca: sembra ben fatto ma a una prima occhiata mi accorgo che una filettatura che doveva essere M39 x 1 in realtà sembra M39 x 0,5. Provo a montare l'anello sull'adattatore a baionetta con filettatura femmina M39 che avevo già acquistato dallo stesso fornitore e, in effetti, non si avvita. Controllo meglio e sembra proprio che i due filetti siano entrambi con passo 0,5 mm, quindi purtroppo questo anello non solo non risponde a quanto avevo ordinato, ma è proprio inservibile.

 

Chi fa da sé fa per tre

Ho limato la filettatura dell’anello e sono riuscito a inserirlo nell’innesto a baionetta, con un po’ di colla speciale e una passata di vernice nera opaca ho risolto tutto. E adesso sono pronto per mettere alla prova gli obiettivi, che sono Durst Neonon (made by Pentax), Rodenstock Radagon e Schneider Componon S, tutti 50 mm f/2,8. Non resta che cercare un soggetto adatto a mettere in luce le loro performance.

 

Problemi di riflessi interni

Ho scelto una foglia di salvia, per via della sua superficie ricca di peluria e di “sferette” chiare che dovrebbero evidenziare le prestazioni degli obiettivi. Quindi ho cominciato con la sessione fotografica, ma non è andata bene. Mi sono accorto subito che l’immagine, riprodotta dal monitor della reflex, presentava al centro un’area chiara e priva di contrasto, un alone probabilmente determinato da un riflesso. Ho provato a cambiare obiettivo, ma il problema perdurava, quindi, andando per esclusione, ho provato a fotografare senza tubi di prolunga ed ecco che l’immagine è sembrata normale, con un buon contrasto su tutto il fotogramma.

ottiche macro

Dunque ho pensato che l’interno dei tubi non fosse adeguatamente fotoassorbente, e, in effetti, la verniciatura nera non appariva del tutto opaca, inoltre bisogna anche fare i conti con la superficie lucida del sensore, incline a produrre riflessi indesiderati che desaturano le immagini in determinate condizioni e che, con le vecchie reflex a pellicola, non si producevano. Proprio con le reflex digitali, infatti, è necessario che la copertura nera antiriflesso lungo il percorso della luce dalla lente frontale dell’obiettivo al sensore sia particolarmente efficace e lo stesso vale per il trattamenti antiriflesso delle lenti. Non potendo intervenire in altro modo, non restava che riverniciare l’interno dei tubi di nero opaco, con la speranza di riuscire a contrastare il fenomeno.

 

componon

rodagon

rodenstock

 

Nero opacissimo

Detto fatto, una mano di vernice nera e riproviamo. Diciamo subito che il risultato globale non sembra essere molto soddisfacente, l’alone centrale non è sparito del tutto, soprattutto agli ingrandimenti maggiori. È molto probabile, data la meritata fama degli obiettivi in questione, che le loro prestazioni in questa prova, limitate da una serie di riflessioni interne, siano imputabili al sensore della reflex che a sua volta provoca riflessi che vanno a rimbalzare da qualche parte, forse sul diaframma stesso degli obiettivi o sulle pareti dei tubi, per quanto neri, o proprio sulle lenti. Poiché non sono un tipo che si dà per vinto facilmente, ho deciso di fare un’ultima prova, ricorrendo a della carta vellutata nera, forse il materiale più scuro e meno riflettente che si possa immaginare e, ovviamente, facilmente reperibile. Armato di forbici e pazienza, ho foderato l’interno dei tubi di prolunga e costruito un rudimentale paraluce.
Più di così per limitare i riflessi davvero non saprei cos’altro fare. Nel caso dovessero ripresentarsi, potrebbe dipendere solo da un insufficiente trattamento antiriflesso delle lenti o da lamelle del diaframma non molto fotoassorbenti, il che giustificherebbe il fatto che più il diaframma è chiuso e più il riflesso è visibile. Non resta che provare. Detto fatto, il test, empirico ovviamente, ha messo in luce le buone doti dei tre, pressoché equivalenti sul piano delle prestazioni, con qualche quasi impercettibile differenza nel microcontrasto, facilmente aggirabile in post-produzione. Le foto pubblicate si riferiscono alla parte centrale del fotogramma, sono ingrandite a monitor al 50% e non sono state modificate in post-produzione. Già che ci siamo, a questo punto tanto vale provare dei veri macro per vedere se vi sono differenze e se queste valgono il prezzo.

 

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Due macro veri

Il primo della serie è il recente EF 100mm macro di Canon, il modello della serie L con stabilizzatore che agisce sia sulle vibrazioni lineari sia su quelle angolari. Abbiamo fotografato la solita foglia di salvia al massimo ingrandimento consentito, cioè 1x, e un dettaglio di legno lavorato. Il risultato è ottimo, sia per nitidezza sia per saturazione colore e anche per esposizione. A diaframma 11 tiene molto bene, mentre a f/16 si può notare un calo diffuso di incisività dovuto alla solita diffrazione (vedere le due foto del legno, a f/8 e a f/16).
Stiamo lavorando al massimo ingrandimento consentito, quindi a rapporti di riproduzione inferiori i diaframmi più chiusi si possono utilizzare tranquillamente se ce ne fosse bisogno. Aumentando l’ingrandimento, abbiamo utilizzato il Canon MP-E 65mm f/2,8, un obiettivo dedicato alla macro spinta con ingrandimenti che vanno da 1x a 5x senza bisogno di accessori aggiuntivi. Un vero specialista che non ha deluso le aspettative. Ottima la nitidezza, il contrasto e la saturazione colore a qualunque ingrandimento, avendo l’accortezza anche qui di dosare il diaframma di conseguenza.

ef100-1x-16

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rodagon

 

Il gioco vale la candela?

Quali conclusioni trarre? Se non avete problemi economici e desiderate le massime prestazioni con il minimo impegno, gli obiettivi macro che abbiamo provato fanno certamente per voi, essendo in grado di fornire veramente risultati di altissimo livello. Il loro costo (oltre 1.000 euro) tuttavia è giustificabile con un utilizzo costante. Se invece vi alletta l’idea del “fai da te”, volete risparmiare un migliaio di euro, e vi va di giocare un po’ con la vostra reflex per qualche macro ogni tanto, allora l’utilizzo di un obiettivo da ingrandimento, magari usato, non è da scartare: le prestazioni in termini di nitidezza sono davvero interessanti e, per il resto, un passaggio su Photoshop consentirà di reggere il paragone con i più blasonati macro specialistici. A costi davvero irrisori.

 

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