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Conoscere e documentarsi, è una priorità per un fotografo. Solo leggendo sapremo come comportarci e quale attrezzatura sarà più utile. Anche in Paesi lontani. Alle Galàpagos...

Oggi le isole Galàpagos sono meta di grandi navi turistiche e come per Venezia, il turismo da risorsa è diventato problema. Negli anni Ottanta, navigai per l’arcipelago con una piccola imbarcazione, e nelle calette delle isole più piccole provavo la meraviglia dei marinai antichi. Quelli della flotta baleniera che, nell’isola di Floreana, lasciavano fermo posta, in un barile altrimenti destinato all’olio dei cetacei, lettere che altri marinai, sulla rotta del ritorno, avrebbero recapitato. Strani uccelli dalle zampe azzurre, intenti a covare le uova in piccoli incavi del terreno; grandi albatri silenziosi; pellicani intenti alla pesca con rumorosi tuffi da una decina di metri. E loro, le foche, i leoni marini, stesi al sole sulla sabbia di piccole calette, in affollati gruppi. I cuccioli, curiosi, che si avvicinano, subito richiamati da un imperioso latrato della madre.

Sono harem di femmine, gelosamente custodite da un grosso e aggressivo maschio. Instancabile, giorno e notte, si aggira difendendo il suo territorio. Che tu sia leone marino o uomo non importa. Se superi l’invisibile confine ti attaccherà.

UNaFotoUnaStoria, quando i libri sono la migliore attrezzatura. Storia alle isole Galàpagos.
Un branco di decine di femmine di Leone Marino ripreso con il 500mm catadriottico. Si evince dalla caratteristica sfocatura ad anello. Grazie a questo super tele si è potuto scattare a distanza senza disturbare il maschio alfa.

L’attrezzatura che garantisce una buona riuscita al fotografo non comprende solamente fotocamere e obiettivi. Ci sono anche i libri letti sul tema che svilupperà con le sue immagini. I miei erano saggi di etologia, quelli di Lorenz in particolare.

“…Gli animali delle Galàpagos si lasciano avvicinare senza difficoltà, li puoi addirittura riprendere col grandangolare, da vicino…è superfluo il teleobiettivo”. Consigliavano amici, vedendo fra l’attrezzatura un compatto catadiottrico da 500mm. Invece mi fu molto utile per tenermi a rispettosa distanza dagli aggressivi maschi alfa, custodi dei branchi, e fotografare i miei soggetti. Nell’immagine un branco di decine di femmine, sdraiate al sole, dal quale mi osserva, curiosa, una testa. L’uso del catadiottrico è rivelato dalla caratteristica sfocatura ad anelli dello sfondo. Pellicola Kodachrome 25, ripresa, ovviamente, su treppiede.

Ultima nota: pochi giorni dopo, su un’altra isola, una turista fu aggredita a morsi dal maschio alfa del branco al quale si era avvicinata troppo. Nel suo bagaglio non c’era Lorenz ma solo Walt Disney.

E.P.

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